Alla luce della teoria della nuvola i confini dell’arte nell’epoca della sua sdefinizione si fanno sempre più mutevoli e intangibili. Indagheremo questi bordi muovendoci tra le addensazioni interne all’arte e quelle che orbitano nei suoi dintorni.
Le opere sono immagini di concetti e tutta l’arte è un infinito rizoma di eventi intelligenti, con complicazioni virologiche e memetiche.
Per secoli all’arte è stato demandato il compito di creare mondi fantastici e immaginari, oggi all’arte chiediamo di indicarci dove sta il Reale.
Il corso *Art on demand* intende offrire strumenti di conoscenza storici e critici su grandi questioni poste dagli studenti all’inizio dell’anno e riguardanti il rapporto storico tra le arti e le più gravi questioni del nostro tempo - la guerra, i conflitti, il razzismo, la metropoli, la scienza, la tecnica, la natura, la pornografia, il corpo e così via -, ed attendere, alla fine, le risposte che essi stessi saranno stati capaci di elaborare e di darsi.
Le lezioni avranno, quindi, una finalità maieutica: la levatrice si fermi al parto.
Al ben nato la responsabilità di farsi una ragione.
Blog organizzato, gestito e costruito dagli studenti del corso universitario di Storia dell’Arte contemporanea “Punti di Vista”, tenuto alla Facoltà di Design dello IUAV da Ernesto Luciano Francalanci.
Punti di vista, a partire da quello degli studenti (contrappunti) intorno ai punti di vista dell’arte sul mondo (flussi), del mondo sull’arte (flessioni), dell’arte sull’arte (riflessi).
Untitled, senza titolo, vale a dire privo di un’etichetta definitiva e definitoria, indica la difficoltà di contenere in formula il superamento del tradizionale “corso” di storia dell’arte in un sistema intrecciato di percorsi di varie storie di differenti arti. Ogni lezione del corso è stata registrata in real time, non è stata ricontrollata (di fronte all’arte anche lo storico e il critico devono assumersi dei rischi) ed è ascoltabile on line.
Per comandamenti artistici non intendiamo imposizioni di carattere religioso ed etico, ma principi, regole, vincoli e misure, che appartengono geneticamente all’intera storia dell’arte, varianti di epoca in epoca e di cultura in cultura, che ritroviamo in ogni ambito creativo, con drammatici tradimenti e diplomatiche esclusioni (l’architettura e il design si contengono a fatica …).
Mentre studenti si preparano a diventare designer, altri giovani della stessa generazione si propongono come artisti.
Qualcosa di convergente sta manifestandosi in queste due dimensioni culturali dell’arte e del progetto: il designer sta sperimentando forme di radicalità inventiva e di complessità concettuale e semantica, muovendosi verso la filosofia e le arti, l’artista sta identificandosi come soggetto progettuale e comunicativo, anteponendo le sue opere alla pervasività dell’estetica diffusa e alla presupposta sparizione dell’arte.
Ambedue questi saperi, quello del progetto e quello dell’arte, cercano di ristabilire, in un mondo dominato dall’informazione, forme di relazione e di comunicazione più dirette tra i soggetti, in quanto “esseri contemporanei”, e tra questi, il loro ambiente e gli oggetti che vi convivono, usando qualsiasi strategia, anche dell’arte se necessario.
L’incontro tra promesse progettuali e la situazione di fatto di una parte esemplificativa della giovane produzione artistica italiana pone le basi di una conoscenza diretta della realtà più attuale dell’arte, nei suoi vari aspetti -fotografia, pittura, scultura, performance, produzioni video, moda, nuove tecnologie -a cui le stesse più grandi aziende industriali e produttive del nostro paese stanno guardando con sempre maggiore interesse.
A ciascuno studente viene chiesto di individuare l’artista - tra quelli presentati - che per qualche ragione anche generazionale sente maggiormente affine alla sua sensibilità, per giungere a stabilire con lui una comunicazione il più possibile personale per comprendere meglio il suo modo unico e originale di agire e interagire, per immagini, azioni e comportamenti, con il mondo in comune.
Storia dei “mezzi di comunicazione”!
Questo corso d’insegnamento storico si presenta con un titolo già di per sé problematico.
Non “storia della comunicazione visiva”, ma storia delle comunicazioni visive: un plurale che dimostra la difficoltà, se non l’impossibilità, di ridurre il fenomeno della comunicazione visiva ad una sola vicenda, ad un solo fenomeno.
Non più, dunque, comunicazione visiva, ma tante modalità, modelli e funzioni del comunicare. Si presuppone, pertanto, che ad ogni specializzazione del comunicare visivamente, corrisponda una sua logica, una sua storia e una sua legge evolutiva.
Il vecchio punto di accesso, design.iuav.it/~comuncarti, è stato disattivato dalla facoltà.