Bibliografia

 

Jürgen Habermas, nelle sue dodici lezioni sul Discorso filosofico della modernità (Laterza, Milano 1985), aveva sostenuto la tesi secondo cui la modernità era un progetto incompiuto, e tanto più gravemente incompiuto in quanto essa sarebbe stata la più coerente forma di pensiero autoriflesssivo e quindi di autofondazione culturale dell'intera storia dell'uomo.

La polemica tra modernisti e postmodernisti (che era stata a suo tempo raccolta e valorizzata soprattutto dalla rivista Alfabeta, nel 1981, in coincidenza con la pubblicazione anche in Italia del famoso testo di Lyotard, La condizione postmoderna, del 1979) è stata  quasi definitivamente ricomposta dallo stesso Lyotard nel 1986, nell'agile saggio Il postmoderno spiegato ai bambini; in esso il filosofo francese avanza l’ipotesi che il declino del progetto moderno non sia da considerare come un fatto di decadenza culturale, ma come un'ineluttabile conseguenza nell'ordine evolutivo delle "tecnoscienze".

 

Sulla questione specifica della “fine del progetto” la rivista Casabella aveva ospitato, tra il 1982 e il 1984, numerosi e decisivi interventi: Cacciari, Ryckwert, Rella, Vattimo ed altri.

 

Lo scenario dei "tempi post-moderni" è delineato, forse in maniera ec­cessivamente catastrica, ma tuttavia sintomatica, da Theryy Gaudin, presidente del Gruppo di Ricerche e scambi tecnologici di Parigi, in un libro pubblicato da Payot, intitolato Recit du prochain siècle, e puntualmente ripreso da Francesco Berardi nel suo interes­sante lavoro sulle Politiche della mutazione.

Dice Gaudin, a proposito di questo sce­nario: L'overdose di informazioni rischia di avere gravi conseguenze. L'uomo reagisce come un animale rinchiuso nello zoo. Allontanati dal loro ambiente naturale gli animali prigionieri subiscono degli stimoli che, psichicamente,li aggrediscono. Alcuni reagiscono diventando bulimici ed obesi. L'uomo moderno, stressato dalla vita urbana, fa lo stesso. (...) Alla sovrain­formazione risponde con lo zapping. Pratica una presenza-assenza, l'arte di esserci essendo altrove. La società sovrainformata passa dal fare verso il fingere di fare. Dirigenti  fanno finta di dirigere, ricercatori fanno finta di ricercare, insegnanti fanno finta di insegnare, religiosi fanno finta di pregare e degli economisti fanno finta di capire (si veda Francesco Berardi (bifo), Politiche della mutazione. Immaginario cyberpunk nel passaggio paradigmatico, A/traverso,  Milano 1991, p. 8).

 

 

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