Collaborazione e realizzazione tecnica: Pier Paolo Ramon
Il logo è caratterizzato dall’importanza data alla figura femminile. Rappresenta l’immagine di una donna a gambe allargate e con le braccia aperte verso il cielo. Questo primo logo ne produce un secondo: una figura di donna che racchiude un’altra figura femminile, contenuta tra le sue gambe. Il primo è, infatti, attribuito alla ginecologia, il secondo all’ostetricia. Così come la donna produce un altro essere, così il logo “ginecologico” partorisce quello “ostetrico”.
Il significato dei due loghi è concettuale e filosofico: la donna è lo sfondo su cui il mondo prende senso ed è la donna che trasferisce la possibilità di continuità della vita ad un’altra “madre” ancora. Per di più si allude al passaggio solo per via femminile delle informazioni genetiche contenute nel cosiddetto “gene mitocondriale”.
Da un punto di vista formale, il primo logo risulta composto dall’icona di un corpo visto come sfondo di una serie di triangoli mistilinei collocati in primo piano; il secondo innesta nel corpo della figura femminile, nel luogo centrale corrispondente al ventre, la testa della figura che dovrà essere fatta nascere.
Le braccia di questa seconda figura, parallele a quelle della madre, sembrano tendersi verso di essa. Il fenomeno percettivo, detto di figura-sfondo, ampiamente trattata in tutti i testi scientifici di psicologia della percezione, acquista risalto quando il logo viene stampato direttamente su un supporto cartaceo, il cui colore di fondo farà risaltare immediatamente la figura, qualsiasi sia il suo colore.
Il colore grigio, prima opzione, è pensato per un’immagine estremamente minimalista e raffinata. Il colore giallo è pensato per una funzione più ludica e divertente. Questa invenzione cromatica è tuttavia finalizzata anche all’ipotesi di una differenziazione di gerarchie simboliche, da contemplare nei luoghi di affissione e di stampa. Ambedue i loghi raffigurano delle icone archetipiche, la madre e la madre con il piccolo, la cui ascendenza può farsi risalire ai primi disegni preistorici: il massimo di modernità si ricollega alla più antica memoria dell’uomo, dando il senso della sua continuità creativa e procreativa.