Riforma

  • Posted on: October 19, 2013
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12. É giusto ricordare, per altro, un fatto poco noto. Ad ostacolare qualsiasi processo di riforma anche interno dell’Accademia erano moltissimi degli stessi docenti, timorosi di perdere le loro prerogative di anarchica libertà didattica e la loro autorità. In primis, soprattutto i cosiddetti “maestri”, a partire da Emilio Vedova, il più feroce oppositore a qualsiasi riflessione riformatrice. La sua aula, tutta dipinta di nero, era come un territorio a sé, la cui attività, anche quando di alto livello artistico e culturale – come nel caso dell’incontro tra Massimo Cacciari, Mario Messinis e Klaus Metzger, sul tema della “nuova musica” e del suo rapporto con la pittura – non aveva eco nel resto della scuola. L’Accademia è Vedova, scrivevano gli studenti nei loro tazebao: vedova a causa di queste resistenze del maestro e della sua utopia autoritaria (tutti gli studenti incupivano l’anima e le tele di nero). In secundis, ad ostacolare la lotta per la riforma, c’erano tutti quegli insegnanti che temevano di dover affrontare eventuali concorsi universitari. Perché proprio su ciò mi battevo, trovando sempre forti opposizioni: che non si dovesse passare impunemente a livello universitario senza averlo ottenuto secondo le procedure stabilite per legge. Innanzitutto – per gli insegnamenti cosiddetti teorici – che non avvenisse che un docente di Storia dell’architettura, per esempio, che non aveva mai pubblicato un testo di una certa serietà, potesse improvvisamente essere portato allo stesso livello di autorità scientifica di un Francesco Dal Co o di un Manfredo Tafuri, che insegnavano a poche centinaia di metri da noi. O di un professore di “Storia dell’arte” (onnicomprensività generica della nostra disciplina) – che in effetti, da noi, poteva essere persino senza laurea, senza aver pubblicato alcunché ed essersi fatto passare precedentemente per Assistente, per la cui titolarità è richiesta il titolo di laurea specifica – potesse essere elevato ope legis al livello di un Mazzariol – altro nostro dirimpettaio, tanto per fare un nome. E, a proposito di assistenti, a me è capitato, tra altri di un certo spessore, un tale a cui gli studenti avevano affibbiato il soprannome di Cutstone.