Nella loro interpretazione del sublime queste due opere si collocano in modo diametralmente opposto.
Il dipinto di Constable esprime ancora la tensione verso la descrizione del mondo, sia pure nella sua ineffabilità: le nuvole (dal latino nubere) trasmigranti non sono rappresentabili, tanto che come disegno le possiamo concepire come bordo nero su sfondo bianco, ma sotto forma di pittura esse diventano bordo bianco su sfondo colorato. La nube che associamo all'ineffabile aeriforme e all'infinito è in realtà contenuta in un sottile strato di "pelle", adiacente alla crosta terrestre e bucata dalle cime delle montagne che ammirate dall'alto di una vetta ancor più elevata appaiono come piccole isole nell'immensità di un oceano bianco.
Questa esperienza dell'osservazione delle nuvole da un'altitudine invece che dal basso è descritta da Francesco Petrarca, uno dei tre grandi fondatori del pensiero poetico italiano insieme a Dante e Boccaccio, il quale possiamo dire inauguri l'alpinismo nel XIV secolo. Il grande autore compie l'ascesa del monte Ventoux non per raggiungere il cielo toccando le nubi bensì per poter guardare il mondo e perciò l'esistenza dall'alto. Una volta sulla cime del monte legge le Confessioni di Agostino per ricordare l'illusorietà del tempo: il passato è il momento presente dei momenti passati come ricordo o rimembranza, il futuro è il momento presente dei momenti futuri come speranza o paura e il presente non è che il momento presente dei momenti presenti, composto da momenti passati e futuri sotto forma di memoria o timore. La considerazione di questo testo permette a Petrarca di sondare la relazione esistente tra tempo e spazio per comprendere, osare supporre, la generazione dell'emozione come prodotto di materia e quadrato del concetto (parlando di nuvole e montagne in ambito giapponese rimandiamo alla rivoluzione iconografica di artisti come Utamaro e Hokusai).
Tornando alle nostre due opere, Constable ritiene ancora di poter interpretare il mondo come relazione tra luce e colore mentre la imminente tragedia impressionista porterà alla coscienza dell'inconciliabilità delle due entità. Gli impressionisti tenteranno di declinare la luce in tutte le sue variabili fenomeniche non potendo che precipitare nell'incidente del colore: la luce è ricreabile solo attraverso il colore che, dal canto suo, non potrà mai dire nulla della luce "reale". Il colore è pura materia mentre la luce è invisibile.
Non possiamo dimenticare che la nostra concezione di luce, colore e vita non esisterebbe al di fuori dell'infinitamente piccolo dello spettro del visibile (lunghezza d'onda compresa indicativamente tra 380 e 760 nm).
Turner, a differenza di Constable comprende di non poter "afferrare" la luce tramite l'illusione del colore prendendo coscienza del fatto che il colore non possa che rendere sé stesso. Ecco che allora il paesaggio di Constable sarà esteriore riproducendo l'illusione di poter rappresentare l'irrapresentabile mentre quello di Turner sarà interiore dimostrando la natura del sublime al di là dell'occhio: lo sguardo si rivolge verso di sé.
Il bivio che ora si apre presenta da una parte un'arte che ancora cerca di dire il mondo, dall'altra un'arte che intende raccontare solamente sé stessa avendo riconosciuto l'impossibilità di descrivere tutto "il resto" soggetto alle leggi del visibile.
B.
Agostino, Confessioni, Garzanti, 2008