Lezione 09
Lezione 09

Occhio allo sguardo

(18 aprile 2011)

parte seconda

Parmigianino (Francesco Mazzola), Autoritratto, 1524 ca, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Osservando questo dipinto circolare dobbiamo riconoscere come anche l'aspetto della sua superficie sia fondamentale per il significato complessivo. Coloro i quali abbiamo identificato, in relazione ai tre grandi Leonardo, Raffaello, Michelangelo, come "giovane avanguardia" ovvero i Manieristi (tra cui ricordare, oltre al Parmigianino, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Beccafumi, Giulio Romano) compresero portandoli a estreme conseguenze gli elementi di distonia che nascostamente popolavano le opere dei Rinascimentali. L'apporto innovativo di questa generazione di artisti consiste nell'introduzione nel valore dell'opera di una accentuata componente di concettualità, talvolta prossima alla "mise en abyme". Questa componente è rintracciabile nella circolarità del dipinto da noi considerato che presuppone la circolarità dello specchio (ricordare il riflettente grandangolare di Jan van Eyck). Ma è anche il quadro stesso a conformarsi, nella sua rotondità, al bordo rotondo dello specchio che effettivamente riproduce. Il capolavoro di quest'opera è allora proprio la rappresentazione dello specchio e non l'auto-rappresentazione dell'artista il cui riflesso non potrà comunque che apparire (ovviamente, ma solo in seconda battuta) nella superficie ritratta.
La cruciale posizione della mano subentra poi per segnalare l'effettiva collocazione del bordo della realtà in pittura: tra il dorso, l'esterno del corpo accessibile all'osservatore, e il palmo, visto solo dall'autore; la percezione di sé raddoppia nel momento in cui egli alza gli occhi e si vede contemporaneamente dall'esterno e dall'interno esprimendo la perfetta metafora dell'arte manierista: conoscere la profondità del senso dell'Io con le sue aporie e i suoi nodi concettuali e allo stesso tempo la profondità del senso del mondo Altro, dinamica che solo lo specchio de-formante può mettere in forma.
In modo analogo nel quadro di Holbein di cui abbiamo già parlato solo il teschio anamorfotico può porre in essere il significato dell'opera concernente la relatività di ogni costruzione umana, anche della più elevata.

La sensibilità manierista è permeata dal senso della morte e della vanitas, che viene esteriorizzato attraverso le icone del teschio, della candela, del libro consunto, della rosa appassita, dello specchio, del guanto e infine della mosca, che si appoggia sulla pittura ovvero sul cadavere della realtà. Anche il dipinto stesso, colpevole di credersi immortale in nome dell'arte, non è altro che vanitas.