Haim Steinbach, Coat of Arms, 1988, Castello di Rivoli. Richard Artschwager, Door, 1990. Richard Artschwager, High Sacred Chair, 1988. Alessandro Mendini con Studio Alchimia, Poltrona Proust, 1979. John Armleder, Untitled FS196, 1988. Jeff Koons, Three Ball Total Equilibrium Tank, 1985. Donald Judd, Two Side Chairs, 1989. Charles Long, Stereolab. 3 to 1 in Groovy Green, 1995
Osserviamo ora gli esiti della fuga verso l'arte da parte di quel design che tenta di liberarsi dalle proprie aporie. Attenzione che tra queste opere alcune sono mistificatrici (Mendini docet) nel dichiarare la loro collocazione, non costituendo singolarità bensì vastissime e costosissime produzioni.
Tutta la messa in critica del Progetto e quasi il commento della distruzione della Modernità sono contenuti in quelli che possiamo considerare i due strumenti imprescindibili per il designer storicamente avveduto: Radical design, numero monografico (luglio 1972, numero 367) di Casabella curato da Bruno Orlandini e Paola Navone in cui si approfondisce il fenomeno dell'anti-design e dell'anti-architettura sviluppatosi tra gli anni Sessanta e Settanta; la serie di numeri di Casabella pubblicati negli anni Ottanta che ha decretato, attraverso l'intervento dei più autorevoli pensatori, la fine della "validità" del design come Progetto. Con quella p maiuscola intendiamo il valore di pensiero che riesce a equilibrare e a far convergere il micro e il macro progetto: dal cucchiaio alla città (Walter Gropius), la grande utopia delle avanguardie, implica la ricostruzione del mondo per via progettualmente politica.
Attraverso quei testi fondamentali comprendiamo come la postmodernità abbia fatto precipitare il Progetto nell'abisso del design popolato da piccole elucubrazioni e misere mondanità funzionali solamente al profitto.