Il corso si avvia alla conclusione sotto il segno di argomenti cruciali per la figura del designer e il suo mondo popolato precipuamente da cose, oggetti, prodotti.
Cercando di comprendere quale sia il significato di "cosa" ("das ding"), tema filosofico riguardo a cui la bibliografia è ricchissima, consideriamo come fondamentale riferimento la trattazione di Martin Heidegger per poter poi contemplare il saggio di elf pubblicato sul sedicesimo numero di Ágalma, prestigiosa rivista italiana di studi culturali e di estetica. La tesi di Il ritorno della cosa sostiene, anche attraverso l'analisi di differenti esperienze contemporanee, l'impellente necessità da parte dell'arte di indicare a questo mondo disorientato quale la collocazione della materia e della realtà, facendo riemergere il rimosso relativo alla "verità della cosa" ormai resa invisibile dalla spettacolarizzazione della politica.
Il termine "cosa" (da non usare mai, insieme ad "amore", a causa della sua genericità) chiama in causa una strategia linguistica in quanto fa riferimento sia alla categoria del concreto sia a quella opposta dell'astratto; attrarrà in particolare il nostro interesse l'ambiguità semantica che si instaura nell'approccio a un esito artistico: possiamo ancora definire un quadro "cosa", o lo status di opera ne rimodula completamente il significato?
B.
Martin Heidegger, Das Ding, 1950, in Vorträge und Aufsätze (1936–1953), ed. F.-W. von Herrmann, 2000
Ernesto Luciano Francalanci, Il ritorno della cosa, in Ágalma numero 16, 2008