Jean Fouquet, Il cavaliere Stefano presentato da santo Stefano, tavola, 1450-1455 circa, Berlino, Gemaldegalerie, foto elf
Osserviamo ora il dipinto di sinistra del dittico di Melun dipinto da Jean Fouquet in cui viene ritratto santo Stefano con i simboli della materia e del verbo. Il primo martire cristiano era stato condannato dalle leggi del sinedrio e lapidato per aver diffuso la parola divina.
Le parole e le cose (ricordare l'opera di Foucault citata trattando del quadro di Velazquez intitolato Las Meninas) confliggono irrimediabilmente: mai la parola dice la cosa, mai la cosa può essere tradotta in parola. L'autore raggiunge con questo dipinto un'elevata concettualità attraverso la scelta di raffigurare quella pietra come una selce lavorata, il sasso "elaborato" che fu una delle prime armi dell'uomo, ci fa capire come fin dalla nascita dei "tools" e dunque del progetto la cosa e la parola, l'utensile e la descrizione, e, finalmente possiamo dirlo, la tecnica e l'arte, si scontrano.
Questo quadro ci permette dunque di sottolineare, anticipando un passaggio della lezione, quanto sia pericoloso predicare il verbo della verità perché esso rivela le aporie della tecnica anelante allo status di scienza senza poterlo mai raggiungere a causa della propria sottomissione al capitale.
B.
Michel Foucault, Le parole e le cose (Le mots et les choses), 1966