Marina Abramović - Ulay, Imponderabilia, 1977
Marina Abramović insieme all'ex compagno Ulay mette in scena il confine tra il maschio e la femmina, tra il vestito e il nudo.
Nessuno tra le centinaia di spettatori della performance si è spogliato delle proprie vesti per attraversare nudo la polarità conflittuale rappresentata dai due corpi, maschile e femminile nudi, ma ha continuato a indossare il proprio impermeabile. La figura centrale dell'opera è chiaramente la sessualità e la sua rappresentazione nell'ambito di tutta la storia dell'arte è racchiusa nella différence tra i due opposti in mezzo a cui l'individuo mai transita in modo innocente.
Di fronte alla nudità si prende immediatamente coscienza dell'esornamento del proprio vestito; è però possibile il nudismo? Quali sono i confini che l'arte recita sulla possibilità della nudità?
Il problema del confine etico e morale della nudità non sussiste nella sfera dell'arte ma laddove essa si fa religiosa (e dunque priva di ogni connessione con il sacro) veste chi non dovrebbe esserlo: la divinità che priva di peccato impone all'uomo la condanna alla vergogna delle proprie pudenda deve parlare da nuda.