Arte rupestre australiana, Ubirr Jajaddu National Park
Le opere d'arte degli aborigeni australiani (popolazione privata di tutti i suoi antichissimi luoghi sacri) che originariamente non posseggono alcuna finalità estetica se non indiretta essendo predominante la loro funzione antropologica e ritualistica diventano come ogni altro prodotto dell'uomo oggetti di mercato.
Gli attuali "artisti" aborigeni australiani possono essere ancora considerati come sopravvivenze preistoriche nella loro produzione di segni mitologici ricchi di significati ancestrali? Il mito nella sua trasmissione si fonda sulla "parola" perché solo mediante essa si può instaurare il racconto attraverso cui condividere un segreto che non potrà mai essere trascritto perché continuamente mutevole e nello stesso tempo eternamente uguale a se stesso. Platone, colui a cui dobbiamo la prima articolata produzione di scritti filosofici in forma di dialoghi, ammonisce di allontanarsi dal pericolo della scrittura. La cultura pre o anti scritturale ci sconvolge a causa della sua antiteticità totale rispetto alla nostra tradizione. Recuperare filosoficamente e pedagogicamente la conversazione, lo scambio orale, la dialettica, il confronto diretto, rispetto al libro e all'insegnamento codificato (ancora una volta l'immagine simbolica del monaco zen che leggendo si accinge ad attraversare il ponte sul fiume della vita). Inoltre: vedi se possibile mediare tra "abitatore di natura" e "abitatore di cultura".
La più grande area di arte australiana è Arnhem Land, (Buku-Larrnggay Mulka Culture: differenze tra culto e consumo. http://www.undo.net/it/mostra/114531).