Leonardo, Sant'Anna, la Vergine con il Bambino e l'agnello, 1510, Louvre, Parigi
L'opera finita ci pone un ulteriore interrogativo riguardante le parti incomplete che Leonardo volontariamente avrebbe lasciato allo stato di abbozzo, pur avendo studiato il dipinto per anni. Il non-finito leonardesco corrisponde a ragioni profonde e assicura al quadro un'inedita componente rivoluzionaria: la perturbante provocazione dell'indistinto che รจ una figura dell'arte insieme al non-finito, allo sfumato, all'incompleto. Leggendo un passo di Freud a proposito di questa opera e un estratto da un manoscritto di Leonardo stesso, scopriamo che l'autore avrebbe voluto rappresentare il volo di un nibbio, nascondendolo nella raffigurazione. La figura di questo uccello emerge da un lontano ricordo ("prima ricordazione d'infanzia") del pittore quando questi era ancora in culla, ecco che allora possiamo riconoscere la coda del rapace congiungente la bocca della vergine con quella del Bambino. All'interno di questa misteriosa macchina sacra, l'uccello-fallo emerge come il grande segreto di Leonardo, dubbio interpretativo suggerito dal non-finito.
B.
Sigmund Freud, Saggi sull'arte, la letteratura, il linguaggio. Raccolta completa in due volumi, Bollati e Boringhieri