Un occhio tagliato e uno truccato.Possiamo considerare l'occhio femminile come strumento vagliatore (ovvero non obiettivo, proprio come l'occhio della macchina fotografica), reso tale, reso mirino, dal maquillage applicato con tanta cura per la selezione del maschio con cui riprodurre l'umanità in accordo con l'informazione genetica, sempre e solamente coitale, contenuta in ogni cellula umana. Il trucco non è dunque riconducibile al narcisismo femminile, totalmente inesistente, bensì alla necessità di continuità della specie: l'efficacia semantica della donna è straordinaria.Lavorando sull'occhio per sottrazione si incontra invece la durezza implacabile del taglio: la cesura permette la liberazione dello sguardo tramutandoci in onirici ciechi capaci di vedere meglio, ovvero comprendere in profondità come Omero o Borges. Non possiamo allora che citare il film cult Un Chien Andalou dei due grandi surrealisti Luis Buñuel e Salvador Dalí. Tema del complesso cortometraggio cinematografico è proprio la necessità del taglio, capace di sciogliere l'unità nei suoi componenti permettendoci di giungere, attraverso la liberazione dell'inconscio onirico interpretabile solo attraverso la psicoanalisi, a nuove e fondamentali verità sul mondo, sia esteriore che interiore. Il film si fa allo stesso tempo portatore di una forte denuncia antiborghese e anticlericale che si concretizza in particolar modo nella condanna della condizione domestica e coercitiva femminile nella società degli anni Venti, in riferimento a cui Buñuel sceglie di far comparire in una scena l'opera Merlettaia del pittore olandese Jan Vermeer.