Giuseppe Penone, Rovesciare i propri occhi, 1970
Penone in quest'opera performativa si fa fotografare mentre indossa delle lenti a contatto metalliche attraverso cui, nonostante il potenziamento della pupilla assicurato dalla preziosità del metallo più nobile, egli non è in grado di vedere, anzi su di esse si riflette l'immagine dell'osservatore e del mondo esterno.
L'osservatore guardandosi nella pupilla dell'altro si vede come “pupa”, involucro transeunte metamorfico che prelude alla sua trasformazione in "psyche" che in greco significa spirito ma anche farfalla, due entità apparentemente lontane portate a compimento a partire da uno stato di pupa, "personna" (dall'indoeuropeo) ovvero maschera. Il cristianesimo si approprierà del concetto attribuendo al corpo fisico valore di persona - maschera - dell'anima.