Francisco Goya, Carlo IV e la sua famiglia, 1800 ca, Prado, Madrid
Sia Velázquez sia Goya ci pongono degli interrogativi semantici e di interpretazione davvero impegnativi. Anche Goya infatti si ritrae dietro i personaggi che sta riprendendo collocando il suo autoritratto sullo oscuro sfondo dell'opera considerata.
L'autore lancia attraverso questo dipinto una feroce satira alla monarchia ma allo stesso tempo segnala la meschina intelligenza di questi fantocci che hanno accettato di essere eternati nella loro presunzione, nel loro cinismo, nella loro follia e nella loro bruttezza fisica e interiore. Le minacciose ombre visibili ai piedi dei personaggi annunciano l'ingresso nel mondo del peccato e delle tenebre di cui è intrisa la vicenda biblica di Lot e le sue figlie narrata nel quadro affisso sulla parete di fondo della stanza. Secondo le sacre scritture Lot sarebbe stato l'unico abitante stimabile di Sodoma, immonda città che Dio aveva deciso di distruggere. Due angeli vengono dunque inviati per allertare Lot invitandolo alla fuga ma vengono assaliti dai sodomiti assetati di peccato, ai quali il protagonista offre in cambio le due figlie entrambe vergini. Un improvviso lampo dal cielo, seguito da un ricollocamento della storia, permette a Lot, la consorte e le figlie di allontanarsi dalla città; la donna, condannata a non poter conoscere la verità riguardo all'accaduto, simbolicamente si volta per guardare indietro e viene trasformata in statua di sale. I tre raggiungono successivamente una desertica e disabitata regione inospitale in cui al fine della sopravvivenza della specie vengono spinti all'incesto, lo stesso abominio che sottilmente vuole far intendere Goya riguardo alla deviata condotta della famiglia reale. In particolare il mistero scabroso si getta sullo sconosciuto collocato dal pittore esattamente dietro a Carlo IV che si può pensare fosse il reale padre dei due bambini esibiti come tesori da Maria Luisa di Parma, moglie del monarca.