Edward Ruscha, Ding, 1971, MoMA, New York
Il quadro dell’artista statunitense Edward Ruscha è esattamente incentrato sull'ambiguità della parola "cosa" precedentemente accennata. Il termine tedesco "Ding" (illustrato nell'opera) che corrisponde alla cosa in senso materiale, fronteggia l'altro sostantivo che dice la cosa, "Sache", la cosa a cui si sta pensando: la cosa vuol dire dunque … due cose.
Heidegger afferma che essere nel mondo significhi prendersi cura di qualche cosa che è sempre, egli sostiene, un utensile ovvero un semplice mezzo. Questa tesi viene contestata da elf il quale non condivide la riduzione della cosa a entità puramente funzionale, il filosofo tedesco non considera infatti nella sua trattazione ciò che è totalmente privo di qualsiasi utilità. Quanto detto sinora si trova invece in accordo con il pensiero di Ludwig Wittgenstein il quale nel suo Tractatus logico-philosophicus afferma, contrapponendosi a Heidegger, che il mondo si riconosca nella totalità dei fatti, non dunque nelle cose: la dimensione del fatto, quella dinamica che implica la denominazione della cosa e il suo contemporaneo utilizzo, si frappone come inedito inserimento tra la parola e la cosa.
"Das ding" presuppone pertanto non soltanto come antagonista dialettica-concettuale la parola che vi fa riferimento, ma anche il fatto.
B.
Martin Heidegger, Das Ding, 1950, in Vorträge und Aufsätze (1936–1953), ed. F.-W. von Herrmann, 2000
Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus (Logisch-Philosophische Abhandlung), 1921