Giovanni Anselmo, Invisibile, 1961
Quest'opera di Giovanni Anselmo, esponente dell'Arte Povera, mette in crisi la sua stessa definibilità tra performance, istallazione, fotografia. In una stanza completamente vuota l'autore proietta la scritta "visibile", mettendola a fuoco sul palmo di una mano. La parola ("visibile" in quanto ciò che possiamo percepire attraverso la vista) emerge solamente grazie all'intercezione materiale tra la nostra mano e l’infinito. Il visibile è conseguenza di un nostro gesto volontario che permette di percepire il momentaneo e il transeunte nella totalità del "resto dell'immagine del mondo". La spiritualità nasce proprio come risposta alla limitatezza del visibile che attraverso l'occhio dà forma a questo mondo assolutamente intollerabile. Uscire dai confini del visibile significa spostare la mano per permettere allo sguardo di pensare ciò che sta dietro ad essa, dietro alla materialità del corpo e che non è visibile dall’occhio.