Lezione 08
Lezione 08

Occhio allo sguardo

(04 aprile 2011)

parte prima

Paul Cezanne, Montaigne Saint Victoire: 1890-94, National Gallery of Scotland, Edimburgo; 1897-98, Hermitage, Pietroburgo; 1885-95, The Barnes Foundation, Merion (Pennsylvania); 1902-04, Philadelphia Museum of Art (da sinistra in alto)

Il tema della montagna è riconducibile al luogo impressionista del mondo esterno, assolutamente irrapresentabile.
Avvicinandoci a Cézanne possiamo individuare due serie (metafore) di dipinti assolutamente cruciali nella sua produzione: ritraendo come natura morta delle mele di cartapesta predipinta dichiara l'impossibilità di eternare attraverso la pittura qualsiasi entità viva; l'ossessione per la montagna sacra del Sainte-Victoire che cerca di cogliere riproponendone il motivo per tutta la vita. Questa reiterazione portata all'eccesso implica una rimodulazione dell'opera nel suo significato: il soggetto non è più la "montagna", bensì "Cézanne che dipinge per decenni la montagna"; questa dinamica dimostra la possibilità di distruggere la visione dell'occhio per trasferire nel regno dello sguardo non più la natura ma la propria interpretazione della natura. La sacralità della Sainte-Victoire si riduce dunque al piano metafisico, alla luce del quale possiamo riconoscere nella natura, come fa Cézanne, solamente le forme pure della geometria ovvero i solidi primari.

Con il "protoimpressionista" Cézanne si assiste alla vanificazione della stessa poetica degli impressionisti, uccisi dalla nuova avanguardia così come ai tempi del Rinascimento Leonardo, Raffaello, Michelangelo, vennero superati concettualmente dai manieristi, i loro allievi ideali Lotto, Pontorno, Rosso Fiorentino, Beccafumi, Giulio Romano che compresero la lezione autodistruttiva degli illustri maestri. Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Seurat abbattono dunque la pittura impressionista nella quale già nel "tramonto" dell'opera fondativa si potevano riconoscere i sintomi della tragedia legata all'impossibilità di rappresentare la realtà fatta di luce mediante il solo strumento del colore ovvero materia. Van Gogh delega la responsabilità di autorappresentazione del colore alla chimica del pigmento così come fuoriesce dal tubetto; Gauguin stende vaste campiture di colore uniforme all'interno dei corpi; Seurat capisce che la luce è imitabile solamente attraverso espedienti sviluppati sulla base di studi non propriamente artistici, ecco allora il suo giustapporre pigmenti differenti per ottenere un unico colore risultativo. Elaborando il puntinismo questi costruisce un'ipotesi di colore che assomiglia alla composizione tricromatica della luce (meraviglioso errore scientifico!).
La straordinaria libertà compositiva di Cézanne nata dalla coscienza dell'impossibilità della definizione raffigurativa, pittorica, del mondo è una delle matrici artistiche di Picasso che chiuderà per sempre l'esperienza dell'arte moderna inaugurata dai Rinascimentali. Il rapporto tra i due grandi autori si fa evidente nella considerazione dell'opera La casa dell'impiccato in cui Cézanne dipinge la grigia parete dell'abitazione collocandola su un piano più avanzato rispetto al fusto dell'albero che contro di essa si staglia. Picasso citando il dipinto originale arretrerà il primo piano ancor più nascondendolo dietro lo sfondo.
Con lo spagnolo la pittura "muore" per sempre.