Tiziano, Concerto campestre, 1510 ca, 118 x 138 cm., Louvre, Parigi
Riproponiamo quest'opera Cinquecentesca dall'attribuzione ancora discussa (Tiziano o Giorgione?) per parlare della sua interpretazione proposta da Edouard Manet tre secoli più tardi.
L'arrivo del pastore ha interrotto il concerto e la dea sulla sinistra versa l'acqua lustrale cercando inutilmente di risanare la tragica situazione. Tutto si è fermato perché nel Rinascimento l'arte è considerata una realtà sacra e inviolabile quasi quanto la religione, con la quale si può addirittura permettere di confrontarsi, giungendo talvolta alla fusione e talvolta allo scontro. Lo stesso Platone studiato dai fiorentini Rinascimentali è portato in Italia gli uomini di chiesa, ancora coltissimi prima dell'oblio della controriforma, come il cardinale Bessarione che salvò dalla minaccia ottomana parte dell'immenso patrimonio umanistico bizantino donandolo nel 1468 alla città di Venezia fondando la embrionale Biblioteca marciana.
Nei luoghi del sacro è necessario riconoscere la limitazione della propria libertà personale, in quanto religione e arte impongono delle stringenti condizioni.